mercoledì 21 novembre 2012

REDAZIONE

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Breve autobiografia
Discendo da una famiglia povera, Mio padre Luigi, buonanima era un falegname mentre mia madre Lina lavorava nei campi come bracciante, in quel di Sermide Paesino sulle rive del fiume Po dove siamo nati io, mia sorella Marisa, la più anziana (scomparsa diversi anni or sono), mio fratello Giorgio secondo genito, (in pensione, beato lui da diversi anni) ed io, mentre mio fratello Paolo il più giovane, (si fa per dire dato che già 57 anni) è nato a Bolzano in Alto Adige e lavora come artigiano e libero professionista come decoratore, comunemente detto "imbianchino".
Mio padre nel 1951 dovette lasciare il paese, perchè allora c'era troppa miseria e lavorando nella bottega di falegname con mio nonno Diomede non riusciva a mantenere la famiglia.
Grazie ad un parente, si spostò a Bolzano trovando lavoro in una impresa edile come carpentiere ed un anno dopo ci trasferimmo tutti andando ad abitare in una baracca di legno nel cantiere dove lavorava mio padre, che serviva da deposito alla ditta edile dell'Ing. Levrini.
Era una baracca di legno piccola e rozza che mio padre riparò alla meglio prima di trasferirci tutti. Mi ricordo benissimo, nonostante la mia tenera età, (allora avevo 4 anni), che la prima notte, nella baracca al posto della porta c'era un telo fatto con sacchi di iuta, io e mio fratello Giorgio dormivamo nella stessa brandina, uno di fronte all'altro e dato che io ero molto piccolo i miei piedi non arrivavano sul suo cuscino ma i suoi sì sul mio, dato che lui aveva già 11 anni, morale che dovevo dormire con la testa guardando il soffitto per la puzza insopportabile dei suoi piedi e di fianco avevo il gatto che runf runf faceva le fusa. Questa immagine di quella situazione mi è rimasta impressa fino ad oggi e me la porterò nella tomba, quando arriverà la mia ora.
In quella baracca è nato mio fratello Paolo e ci siamo rimasti per ben 9 anni fino a quando finalmente ci venne assegnato un appartamento nelle case popolari dalla parte opposta della citta, non mi sembrava vero, un bell'appartamento riscaldato di tre stanze più soggiorno, cucina e finalmente un bagno con l'aqua calda, mia sorella aveva una stanza piccola ma tutta per se mentre noi maschi avevamo una camera grande come quella dei miei genitori. Allora mi ricordo che mio padre una sera venne a casa con un televisore, naturalmente in Bianco e nero, che andava a gettoni. Siamo stati i primi della nostra scala ad avere un televisore così alla sera la sala era piena di ospiti inquilini della stessa scala, che a turno pagavano i gettoni per vedere la tv, un gettone durava 1 ora di trasmissione, allora la RAI trasmetteva su un solo canale, mia madre non era molto contenta del fatto perchè tutta quella gente che non stava mai ferma sulle sedie gli segnava il pavimento che era in linoleum, e tutte lu mattine doveva ridare la cera per cancellare i segni. Poi con il tempo finalmente tutti o quasi si comprarono un proprio televisore e così non venivano a disturbare, per la gioia di mia madre che finalmente non doveva ridare la cera tutti i giorni, lei era fin troppo maniaca della pulizia e i pavimenti della sala e delle stanza erano sempre lucidi quasi a specchio, ma la posso capire, dopo tanti anni vissuti in una baracca, finalmente aveva una casa tutta per noi. Mia sorella e mio fratello maggiore iniziarono a lavorare molto presto contribuendo al sostentamento della famiglia e anche mia madre lavorava in un magazzino di frutta mentre io andavo ancora a scuola, ma sinceramente, non avevo troppa passione per gli studi anche se mi veniva facile apprendere, se naturalmente studiavo, spesso non facevo neppure i compiti a casa per uscire a giocare con gli amici con la conseguenza che il giorno dopo a scuola il prof. Mi chiedeva sistematicamente: Claudio hai fatto i compiti? Ovviamente la mia risposta era NO! Così mi beccavo un bel 2 come voto, mentre nelle interrogazioni orali, se non ero il primo ad essere interrogato, ascoltando quelli prima di me che rispondevano esattamente alle domande del prof, quando era il mio turno me la cavavo benino se il prof, mi faceva le stesse domande, se invece ne faceva di nuove ero sistematicamente fragato.

Quando iniziava la bella stagione in primavera facevo spesso cabò (marinavo la scuola) ed andavo a girare per le passeggiate sui monti oppure a girovagare in citta. Il problema era che il giorno dopo dovevo portare la giustificazione e dire che sono stato a casa perché non stavo bene, era una bugia alla quale il prof non credeva e voleva la giustificazione firmata da mia madre e così imparai a falsificare la firma, ma non andava sempre bene e mi beccavo delle sospensioni che incidevano poi nel voto comportamentale che in pagella era sempre insufficiente.
Morale che mia madre stancatasi della mia negligenza mi disse: di studiare non ne hai voglia? Bene a lavorare! Così iniziai al lavorare all'eta di 14 anni, come garzone in una officina meccanica a 500£ la settimana, una nullità, ma mi è servito a capire che lavorare è duro e ripresi gli studi nella scuola di apprendistato e frequentavo altri corsi serali di elettrotecnica e l'anno seguente elettronica, perchè avevo intenzione di evolvere e non dovere sempre fare il carpentiere meccanico per tutta la vita, nel corso di elettronica oltre alla teoria seguiva anche la pratica che consisteva nell'assemblaggio di una radio, mi piacque e mi appasionai a tal punto che ricordo che fui uno tra gli ultimi a finire la radio ma il primo che una volta accesa funzionava perfettamente mentre altri hanno avuto svariati problemi, soddisfatto della mia riuscita non ho nemmeno finito il corso per prendere il diploma, ma ho poi continuato a studiare autonomamente con dei corsi per corrispondenza iscrivendomi a Scuola Radioelettra nel campo dell'elettronica, cosa che mi è servita in futuro nella mia professione quando iniziai ad andare all'estero per installare impianti automatici un po' in tutto il mondo per un paio di Ditte Italiane. Nel frattempo mi sposai molto presto dopo il servizio militare all'età di 22 anni, allora credevo per amore quando invece l'Amore vero, quello con l'A maiuscola lo conosciuto quando avevo ormai 45 anni. Con mia moglie andò tutto a gonfie vele fino a quando 3 anni dopo il matrimonio nacque il mio primo figlio Adalberto dopodichè lei che desiderava di diventare madre ancor prima di sposarci si scordò di avere anche un marito ed il nostro rapporto cambiò completamente a tal punto che quando capitava non disdegnavo di avere qualche avventura extraconiugale per soddisfare la mia sessualita trascurata ormai da tempo dalla mia consorte, alletà di 27 anni cominciai ad andare all'estero per motivi di lavoro coronando così il mio antico sogno di viaggiare per il mondo, Come dice il detto: lontano dagl'occhi lontano dal cuore, e ancor di più senza il rischio di venire scoperto le mie avventure "amorose" più a sfondo sessuale divenivano sempre più frequenti, allora ero un uomo piacente che aveva imparato come soddisfare una donna e portarla all'orgasmo prima che lo raggiungessi io. E risaputo che l'uomo non è come la donna che dopo il primo orgasmo ne può avere facilmente altri a ripetizione, sappiamo tutti che un uomo dopo l'orgasmo qual'cosa si affloscia e non è più in grado di soddisfare la sua partenr se non dopo un po' di tempo, un po troppo per la donna che ancora calda vorrebbe venire ancora svariate volte, questa verità con mia moglie non ho mai avuto il piacere di sperimentare, forse perché allora, troppo giovane non riuscivo a controllarmi e così il più delle volte io venivo e lei ancora no. Ho conosciuto donne che nella loro vita coniugale non erano mai riuscite a ranngiungere un orgasmo per colpa di lui o forse di lei o forse di entrambi, ma quando grazie ad una avventura extra conugale riescono a raggiungerlo ecco che scatta la molla, e dopo il primo tradimento ne susseguono altri e con la conseguente separazione e divorzio della coppia, oppure sono talmente furbe da farla in barba al marito che è ignaro del cambiamento della moglie e continuano un rapporto sciatto, fatto forse di rispetto reciproco ma privo di emozioni forti tra di loro.
Come è capitato a me quando mi innamorai come un cretino di una donna già sposata che mi cofessò che con il marito non era mai riuscita a raggiungere un orgasmo, donna bella colta, 11 anni più giovane di me, quindi all'epoca aveva 34 anni, età in cui la donna raggiunge la sua massima sessualità e desiderio di sfogare i propri istinti, donna che mi fece perdere la testa, quando dopo un anno di passioni forti ed incontri in casa mia, di nascosto dal marito naturalmente (allora vivevo a Taiwan) decise che il nostro rapporto doveva finire, facendomi cadere nella disperazione più profonda di chi credeva che amore significasse anche possesso l'uno dell'altro, tutto sbagliato. Ho passato notti insonni piangendo come un bambino fino al punto che ero quasi sull'orlo di toglermi la vita. Mi sono ravveduto a fatica dopo un certo periodo grazie ad alcuni libbri del Dalai Lama che leggevo nelle notti insonni. Grazie a Lui capìì che amare non significa possedere una persona ma rispettarla anche quando essa non ti corrisponde, cercando solo di capire i suoi motivi perchè c'è sempre un motivo quando un amore finisce, o meglio quando una passione finisce mentre l'amore può continuare anche se non palesemente corrisposto, e trasformare una passione in un rapporto di profonda amicizia conoscendoci meglio per quello che siamo e non per quello che pensavamo di essere. Chiusa parentesi, correva l'anno 1997, per motivi di lavoro frequentemente dovevo recarmi in quasi tutti i paesi dell'asia orientale, Corea, Giappone, Indonesia, Malesia, Tainlandia, fin giù in Australia, principalmente a Melburn e Sidnei, poi iniziai ad andare sempre più spesso in Vietnam dove mi trasferii definitivamente attorno all'anno 2000 con il beneplacito della mia ex amante e partner della Trading company che avevamo aperto insieme a Taiwan per il motivo che la Ditta Italiana per la quale prestavo servizio a Taiwan mi chiese di spostarmi come base logistica in Malesia, cosa che a Lei e pure a me non andava di fare (all'epoca eravamo nel pieno di una profonda passione reciproca) e quindi per rimanere vicini fondammo una nostra Ditta........
A rapporto cessato ma continuando ad essere parte della nostra Trading Company le dissi: tu per i tuoi motivi, che rispetto (lei decise di smettere di fare sesso perchè non si sentiva giusta in quanto moglie e madre del suo unico figlio) non vuoi più fare sesso ma io ho bisogno di avere una donna che non sia solo amica e collaboratrice nel nostro business e quindi vado a vivere in Vietnam, va bene "rospo", lei rispose (nomignolo che mi aveva dato non so bene per quale motivo) e così mi trasferii a Vung Tao nel sud del Vietnam, ridente cittadina situata alla sinistra del delta del fiume Mekong, di cui la baia dava su uno dei tanti canali larghissimi del delta e dalla parte opposta sul mare con una lunga spiaggia. Collegata alla terra ferma tramite un istmo una sottile striscia di terra paludosa ricca di mandrovie bagnata da un lato dall'acqua salmastra del mare e dall'altro lato dall'acqua dolce del fiume, dove la terra asciutta era solo la strada che collegava Vung Tao da Baria per una quindicina di Km più o meno, mentre la citta di Vung Tao si trova tra due colline su una piana di terra asciutta appena al di sopra del livello del mare di qualche metro. (Vedi foto)
Immagine della spiaggia che da sul mare con barche di pescatori
Baia di Vung Tao
barche sulla baia
capanna sul fiume
tramonto sul mare visto dalla baia
Tutte questa immagini sono state elaborate da me con photorshop diversi anni fa
In questa ridente cittadina, dopo svariate avventure con diverse ragazze che duravano pochi giorni ed altre solo per una notte, conobbi quella che sarebbe diventata poi la mia compagna definitiva Nhung, l'attuale donna con cui vivo oggi.
Iniziai con lei attorno all'anno 2000, fino a quando non sono stato costretto a rientrare in Italia, nell'ottobre del 2006.
Successe che un anno prima nel 2005 mi ammalai gravemente per una infezione polmonare e dovetti farmi ricoverare in un ospedale a Saigon, specializzato per le malattie polmonari, la mia degenza in quell'ospedale durò un mese circa e dopo essermi ripreso e debellato la malattia chiesi essere dimesso continuando le cure da casa, Il primario non era daccordo ma sotto la mia insistenza mi diede da firmare una dichiarazione la quale mi prendevo tutte le responsabilità in caso di ricaduta, e prima di lasciarmi andare mi volle nel suo ufficio per spiegarmi la causa della malattia, e fu allora che appresi di avere preso l'HIV il virus dell'AIDS e che la mia situazione immunologica era alquanto compromessa, Mi caddero le braccia nell'apprendere quella terribile notizia ma ancor di più pensavo che se io ero sieropositivo sicuramente anche la mia compagna lo era, ma non potevo nasconderlo e quando uscii dall'ufficio del primario la misi subito al corrente. Erano ormai passati sette anni dopo che i miei rapporti sessuali con la mia partener a Taiwan erano cessati, ma non sapendo esattamente quando rimasi infettato e da chi, mentre per come la ragione era plausibile dato che quasi mai prendevo contraccettivi prima e durante le mie avventure sessuali, (che questo sia di monito ai giovani ai quali non dico di non fare sesso ma farlo con intelligenza premunendosi da eventuali contagi) non come me che stupidamente mi fidavo più della mia "buona sorte".
Temendo per la salute della mia partner a Taiwan, le telefonai subito mettendola al corrente della mia situazione, pregandola di fare quanto prima le dovute analisi. Fortunatamente lei, dopo un certo periodo mi rassicurò dicendo che non era infetta, tirai un grosso respiro di sollievo. Ma lei era molto adirata nei miei confronti per la leggerezza che avevo nei rapporti con le donne e così mi beccai dell'asino, giustamente, e mi chiese che cosa avevo intenzione di fare, io le dissi che tutto sommato avevo già vissuto abbastanza e che non avrei fatto niente in attesa della mia fine. Passo quasi un anno e non potendo più lavorare mi feci mandare tutti i mesi un bonifico di 1000 USD dal mio conto a Taiwan cosa che lei fece puntualmente tutti i mesi, fino a quando mi sorse il dubbio che forse i soldi del mio conto corrente a Taiwan potevano essere finiti e così gli telefonai chiededogli: ma i soldi che mi mandi vengono sempre dal mio conto? Lei mi rispose: caro Claudio il tuo conto è già secco da diversi mesi, quindi capii che i soldi che mi mandava venivano dalle sue tasche e questo non lo potevo sopportare, di conseguenza presi la decisione di avvertire i miei figli della mia situazione e di tornare in Italia. Era ormai l'ottobre del 2006 quando tornai in Italia, apparentemente stavo ancora bene ma solo apparentemente, infatti i miei figli insistettero di andare al Policlinico di Modena per le dovute analisi ed iniziare la cura con gli antirettrovirali (farmaci che sono in grado di diminuire l'effetto del virus) al policlinico constatarono che ormai ero seriamente malato, di fatto ero rimasto con solo 17 CD4 (anticorpi) quando la media di una persona sana deve avere più di 300 CD4 perchè il suo sistema immunologico sia sufficiente a contrastare possibili infezioni. Di fatti di li a poco iniziai a stare male e fisicamente non riuscivo più nemmeno a controllare le mie funzioni fisiologiche, perdevo orine e feci prima ancora di riuscire ad arrivare in bagno. Di li la decisione del ricovero immediato onde poter fare una cura intensiva di antibiotici per debellare tutte le infezioni opportunistiche che il mio organismo aveva preso già da tempo. Rimasi in degenza per oltre 40 giorni. Guarito dalle infezioni ma visibilmente debole a causa della lunga degenza in ospedale fui dimesso il 15 dicembre dello stesso anno. Promettendo a me stesso che avrei fatto di tutto per ristabilirmi completamente e ritornare una persona autonoma in grado di ritornare al lavoro, perchè non sopportavo di essere di peso ai miei figli ed ai miei due fratelli, di li a tre mesi circa avevo ripreso il mio peso forma e le mie forze come una persona normale mentre giorno dopo giorno grazie ai farmaci antirettrovirali riacquistavo passo dopo passo i miei anticorpi fino al punto che potevo smettere di prendere antibiotici per prevenire eventuali infezioni.
Ripresi a lavorare verso la fine di marzo dell'anno sucessivo iscrivendomi di nuovo alla camera di commercio come artigiano e libero professionista. Ero ritornato un uomo libero ed autosufficente, fino a novembre del 2008 anno in qui a causa della crisi economica persi il lavoro. Ricadendo di nuovo in una crisi esistenziale, fisicamente sano ma inpotente in quanto non riuscivo a trovare uno straccio di lavoro, svuotato della mia dignità di uomo libero ed autosufficiente che poteva lavorare ma dovevo dipendere dell'aiuto dei miei figli e dei miei due fratelli, nell'estate del 2009 preso dallo sconforto, decisi di farla finita, feci una e-mail ai miei tre figli dicendo che me ne sarei andato e che non sarei tornato a casa vivo, e che se mai avessero trovato il mio corpo non volevo essere sepolto ma gettato in mare come un marinaio che nella sua vita ha girovagato per il mondo, ed in un certo senso mi sento figlio del mare (in senso lato) dato che i miei spostamenti avvenivavano sempre in aereo. Aspettai dopo la mezza notte per inviare il messaggio ai miei figli in modo che lo avrebbero letto solo il giorno dopo quando io ero ormai lontano da casa. Presi la macchina e viaggiando tutta la notte andai verso il sud dell'Italia e precisamente sul Gargano, luogo che volevo rivedere prima di togliermi la vita, perchè mi era rimasto un bellissimo ricordo di quando molti anni prima con la mia famiglia trascorsi una bellissima vacanza in campeggio. Non avevo con me molti soldi e di conseguenza mangiavo panini e pizzette e dormivo in macchia su una scogliera nei pressi di Peschici Garganico. Rimasi quasi tre giorni su quella scogliera ripensando alla mia vita passata e a tutti gli errori che avevo commesso, ma portavo con me anche bellissimi ricordi di vita vissuta quasi come un gitano che non sa stare nello stesso posto per troppo tempo, contemporaneamente pensavo come mi sarei tolto la vita cercando il posto più adatto e come avrei fatto. Il terzo giorno ormai avevo deciso per come e dove mi sarei tolto la vita così il pomeriggio andai in paese a comperare una corda con la quale avrei fatto il cappio per impiccarmi la notte stessa gettandomi dal pontile sulla scogliera che serviva ai pescatori. Verso le dieci di sera presi la macchina e mi incamminai verso la stradina che portava alla scogliera, ero frastornato da mille pernsieri e guidavo come un automa quasi inconsciamente, quando dentro di me si fece viva una voce che mi diceva: Claudio cosa fai? Torna a casa, torna a casa,e continuava a ripeterlo sempre più forte, quando mi accorsi che avevo già superato di un paio di km, circa l'mbocco della stradina che portava alla scogliera così che non tornai indietro e dando retta a quella voce mi dissi, va bene vada coma vada torno a casa nel momento stesso che decisi quel peso opprimente che avevo sullo stomaco scomparve ed armato di nuova forza ripresi la strada verso casa. Viaggiai fino all'alba quando stremato dalla fatica mi fermai a dormire, ero ormai a poche centinai di Km. da casa che raggiunsi verso mezzo giorno. I vicini che mi videro scedere dalla macchina avvisarono subito i mie figli e così dovetti andare con Eros, il più giovane al comando dei carabinieri per avvertire che potevano cessare le ricerche che già erano state diramate via telefax verso tutti i comandi in Italia. Tornai in casa e mi coricai sul letto dove mi addormentai quasi subito in un profondo sonno fino al mattino seguente. Sconcertato e con il cuore in mano, il giorno seguente ebbi l'impressione che i miei figli erano alquanto indispettiti nei miei confronti e continuavo a pensare che sì sono tornato a casa ma non sapevo se avevo fatto bene o male.
Passo un altro anno prima che trovassi un lavoro in Cina perchè in Italia non era possibile allora come adesso a causa della recessione economica che ha causato la chiusura di molte piccole e medie aziende ed innumerevoli suicidi di imprenditori sovrastati dai debiti e finiti in bancarotta, loro sono riusciti là dove io avevo fallito e mi chiedevo se l'avessi fatto a quet'ora sarebbe ormai tutto finito mentre invece mi sentivo un peso verso i miei figli e fratelli. Quando partii per la Cina non ero ancora sicuro di trovare un lavoro, nonostante avevo preso contato con una Ditta di Foshan che era interessata ma si asteneva di darmi una garanzia di lavoro prima di avere un incontro. Ormai era scaduto il termine di sfratto per potere rimanere in quel appartamento, dato che non avendo un salario erano ormai diversi mesi che non pagavo l'affitto e la padrona di casa andò per via legale per darmi lo sfratto che il giudice diede ragione a lei e fissò un termine limite dopodichè dovevo andare a dormire sotto qualche ponte. Così il giorno stesso della scadenza del termine partii per la Cina con il biglietto che avevo acquistato con un prestito di mio fratello Giorgio, presi con me un paio di valige con qualche indumento e la corda che non avevo ustato prima, consapevole che se non avessi trovato una sistemazione ed un lavoro non sarei comunque tornato in Italia.
         Dopo un breve colloquio con il manager della ditta al quale diedi il mio curriculm vitae e raccontai la verità sulla mia situazione, mi assicurò un lavoro come project desin in ufficio ed una sistemazione in una stanza sopra gli uffici, potete immaginare la mia soddisfazione, finalmente avevo un lavoro ed una dignità riacquistata, lontano da casa ma ero abituato a vivere all'estero e la cosa non mi pesò, lo stipendio non era certo comparabile con i soldi che guadagnavo prima come artigiano e libero professionista, ma mi bastava per vivere, era il 17 luglio del 2010, e subito mi tornò alla mente quella vocina che mi disse di tornare a casa alla quale avevo dato retta. Fortuna, divina provvidenza non lo so, ma oggi so che non si deve mai perdere la speranza e sopratutto che nessuno ha il diritto di togliersi la vita, perchè la nostra vita non ci appartiene, qualc'uno o quoalc'osa aveva deciso che dovevo venire al mondo e solo lui è il padrone della mia vita e quando sarà il momento deciderà di interrompere questa esperienza terrena, ma solo il corpo ha un inizio ed una fine ma l'anima non muore, essa continuerà nella spiritualità di una dimensione che stà sopra di noi e che ci verrà concesso di conoscere soltanto dopo la morte del corpo.
Di questo sono fermamente convinto senza credere in questa o quella religione. Sono nato in Italia e dovrei essere cattolico, ma mi sento più vicino al Buddismo come filosofia di vita e credo nella rincarnazione come ulteriore prova fino a quando la nostra coscienza non avrà raggiunto la perfezione ed il nostro spirito si fonderà con la luce eterna del cosmo. Forse queste mie affermazioni ad alcuni suoneranno come quelle di un pazzo illusionario, ma ogn'uno di noi è libero di credere o non credere in questa teoria, (chiusa la parentesi teologica) sono rimasto in Cina fino a luglio del 2012 dopodichè a causa di restrizioni governative verso gli immigrati che non hanno un permesso di lavoro come me, perchè per ottenerlo si deve passare una visita medica e così accorgendosi che sono siero positivo non mi venne concesso. Con la conseguenza che dovevo lasciare la Cina ed il mio lavoro. Non potendo tornare in Italia perchè non ho dove vivere e neppure lavorare mi sono trasferito qui in Vietnam dove vivo finalmente con la mia compagna nel suo ristorante, povero ma felice di essere di nuovo insieme come un tempo.
Purtroppo a causa della mia sieropositività devo fare un viaggio in Italia ogni sei mesi per il controllo di routine e per prendere i medicinali salvavita. E devo escogitare come procurarmi il denaro per il viaggio ed il breve soggiorno, non posso sempre sperare che mio fratello tramite il conto della mamma mi copri la spesa. Se non foss'altro che per questa ragione io vivrei bene lostesso anche senza un soldo in tasca. Mi basta un tetto ed un letto dove dormire e c'è, un paio di pasti tutti i giorni e ci sono, il clima qui è favorevole perchè non è mai troppo caldo e mai troppo freddo, un paio di bermuda, una maglietta, ed un paio di infradito è tutto quello che mi serve per vestirmi. Cosa voglio di più, nientaltro che vivere al fianco della mia compagna che non ho mai tradito da quando decisi che lei era la donna per me che cercavo da tempo, non più passioni forti ma un reciproco amore e rispetto, e poi diciamo la verità, anche se volessi non ho più l'eta per certe cose e mi accontento di vivere il mio tempo serenamente.

Claudio Zapparoli    




















































































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